Martin Luther King Jr. è nato ad Atlanta il 15 gennaio 1929 e morto assassinato a Memphis il 4 aprile del 1968. È stato un pastore protestante, politico e attivista statunitense, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani. Il suo nome viene accostato per la sua attività di pacifista a quello di Gandhi, il leader della non violenza della cui opera King è stato un appassionato studioso. Apostolo instancabile della resistenza non violenta, eroe e paladino degli emarginati, Martin Luther King si è sempre esposto in prima linea affinché fosse abbattuto nella realtà americana degli anni cinquanta e sessanta ogni sorta di pregiudizio etnico. Ha predicato l’ottimismo creativo dell’amore e della resistenza non violenta come la più sicura alternativa sia alla rassegnazione passiva che alla reazione violenta preferita da altri gruppi di colore, come ad esempio i seguaci di Malcolm X.
A quel tempo in America le fontanelle pubbliche erano separate per bianchi e neri, a teatro le balconate erano altrettanto separate e così i posti negli autobus pubblici. Ogni giorno uomini, donne e bambini venivano maltrattati, disprezzati ed esclusi per il colore della loro pelle. La lotta per cambiare queste condizioni e guadagnare la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di qualsiasi razza è stata la scelta di fondo della breve vita di Martin Luther King.
Ispiratore e organizzatore delle iniziative per il diritto di voto ai neri e per la parità nei diritti civili e sociali, durante gli anni della lotta, Martin Luther King viene più volte arrestato e molte manifestazioni da lui organizzate finiscono con violenze e arresti di massa; egli continua a predicare la non violenza pur subendo minacce e attentati. Morì infine assassinato in una marcia a Memphis nel 1968, all’età di 39 anni.
Quando si guarda ad una personalità di questo calibro il rischio è di perdersi nei grandi eventi della biografia e dimenticare ciò che ha reso possibile quelle opere.
Come pensava Martin Luther King? Cosa pensava?
Come si sosteneva ogni giorno nelle difficoltà? Come viveva?
Rispondere a queste domande ci rende partecipi della vita di un gigante dell’animo umano, se lo osserviamo invece solo come un mentore o come una figura storica, il suo esempio rimane distante e inimitabile nella vita di tutti i giorni.
Nella nostra Accademia di Counseling facciamo esperienza di come il processo che ci guida sia la parte fondamentale dell’apprendimento. Cosa significa? Significa che se otteniamo un grande risultato ma non ci è chiaro cosa abbiamo fatto per arrivarci, probabilmente non sapremo come ripeterlo. Quindi se vogliamo portare gli insegnamenti di un grande mentore come Martin Luther King nella nostra vita, abbiamo bisogno di avere informazioni su cosa faceva nella sua vita tutti i giorni, sul perché lo faceva, su come pensava e molto altro. Quando diventiamo consapevoli dei processi virtuosi che guidano l’animo umano, possiamo replicarli sul nostro percorso di crescita personale: se prendiamo un frammento della grande vita di quest’uomo e lo osserviamo con questo sguardo, potremo ottenere sufficienti informazioni per diventare counselor di noi stessi e dare continuità ai suoi grandi insegnamenti ogni giorno.
Una delle sfaccettature più commoventi e ammirevoli di Martin Luther King è la grande forza d’animo con cui ha motivato un intero popolo a non rispondere all’odio con l’odio, alla violenza con la violenza. Marce e manifestazioni interminabili in cui milioni di persone, comprese donne e bambini sono stati picchiati e maltrattati senza che fosse pensata una risposta violenta di massa. Può sembrare follia, sapete come la chiamava lui e le persone che lo seguivano? Risposta creativa. Sì, perché cosa c’è di più prevedibile di rispondere all’odio utilizzando le sue stesse armi? La scelta di King e delle persone che manifestavano con lui era quella invece di praticare la comprensione e l’atteggiamento che avrebbero voluto ricevere dai loro persecutori. Compresero che ogni soluzione e alternativa al disagio sociale che stava vivendo la popolazione nera in America in quel periodo, non poteva provenire da una risposta violenta.
Cos’è che ha permesso loro di vivere con profonda integrità i valori che volevano vedere nel mondo? La scelta di non rifiutare la sofferenza, di non averne paura e saperla tenere con la mente e con il corpo. Tenere la sofferenza non è resisterla.
Tenere la sofferenza significa saperla gestire con responsabilità e non lasciarsi agire dalla sofferenza stessa.
Portiamo questo nella nostra vita. Tutti ci siamo confrontati con la sofferenza e ciò che facciamo più comunemente è opporci al fatto che esiste, oppure cercare di nasconderla. Quando non vogliamo la sofferenza ci lamentiamo, ci rattristiamo, ci arrabbiamo e magari cerchiamo di nasconderla a noi stessi con piccoli piaceri che, una volta terminati, ci riportano a dover fare i conti con ciò che ci portiamo dentro. Questo rifiuto della sofferenza ci rende incapaci di effettuare qualsiasi cambiamento: evitandola o rassegnandoci stiamo dicendo a noi stessi che “siamo quella sofferenza” e quindi non ne possiamo vedere oltre.
Martin Luther King invece trovò il coraggio di vedere oltre la sofferenza che pesava sul suo cuore e quello del suo popolo: sognò un mondo nuovo, in cui uomini bianchi e uomini neri potessero vivere in pace e con pari diritti, rispettandosi come fratelli. Questo sogno era la motivazione trainante per lui e la sofferenza faceva parte della vita stessa di questo grande sogno. Se non ci fosse stata la sofferenza, non ci sarebbe stata nemmeno la necessità di sognarsi in modo differente, pertanto la scelta che lui fece assieme a coloro che lo seguirono fu quella di allenare la loro capacità di soffrire per poter sostenere il loro grande sogno. Ecco la strada che Martin Luther King ha tracciato anche per noi: la vita è anche sofferenza e noi possiamo utilizzarla per trasformarci piuttosto che farci utilizzare da essa.
Come posso utilizzare questa sofferenza per trasformare la mia vita?
La bellezza di questa domanda sta nel fatto che la sofferenza non viene vista come l’impedimento che blocca la nostra esistenza, ma come parte di una trasformazione. Quante difficoltà può attraversare una persona nella sua vita? Lutti, separazioni, imprevisti sul lavoro, malattie… Tutti questi eventi ci scuotono e spesso risvegliano in noi molto dolore, eppure siamo noi a scegliere se soffermarci sulla sofferenza oppure utilizzarla come motore per trasformare noi stessi. Martin Luther King scelse di non aver paura di soffrire e decise di utilizzare la sofferenza che il popolo bianco stava infliggendo a lui e la sua gente, per creare un sogno per lui e anche per loro, un sogno in cui perfino i suoi persecutori potessero essere felici e realizzarsi pienamente.
Concludiamo con alcune sue splendide parole che rappresentano l’essenza di quanto è stato detto fino ad ora.
“Con la violenza puoi uccidere colui che odi ma non uccidi l’odio. La violenza aumenta l’odio e nient’altro. Noi sfidiamo la vostra capacità di farci soffrire con la nostra capacità di sopportare le sofferenze. Metteteci in prigione e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli e noi vi ameremo ancora. Mandate i vostri sicari nelle nostre case, batteteci e lasciateci mezzi morti e noi vi ameremo ancora. Fateci quello che volete e noi continueremo ad amarvi. Vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. Un giorno noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello alla vostra coscienza e al vostro cuore che alla fine conquisteremo anche voi, e la nostra vittoria sarà piena.”